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102 DEGLI ANNALI

dio de’ Galli, ma non sì alte: strade larghe, traverse a misura: maggiori piazze, e dinanzi a ogni ceppo isolato, difese dalla sua loggia in fronte, la quale Nerone offerse di fare a sue spese, e rendere il suolo bello e netto; e pagare un tanto, secondo sua facultade e grado, a chi fra tanto tempo avesse rifatto sua casa o ceppo. Per li vascelli che da Ostia portavano il grano a Roma per lo Tevere, fece portare in già i calcinacci e pattume, e gittar nelle paludi d’Ostia: e le case in certa parte senza travi incalenare di pietre gabine e albane, che non piglian fuoco; nè a mura comuni, ma di proprie isolata ciascuna. All’acqua, già da molti privati usurpata, pose guardie the la lasciassero correre in pubblico in più luoghi grossa, per lo fuoco spegnere, e a tutti manesca. Questi provvedimenti utili abbellirono ancora la nuova città. Nondimeno tenevano alcuni la forma vecchia più sana, perchè quelle vie strette e case alte, facevano qualche rezzo alle vampe del Sole, che in queste larghe e aperte diritture sferza e riverbera più rovente.

XLIV. Dopo li umani aiuti si ricorse a’ divini; e, veduti i libri delle Sibille, fu supplicato a Vulcano, Cerere e Proserpina; e da matrone, prima in Campidoglio, poi alla più essa marina, fatta Giunone favorevole, e di quell’acqua asperso il tempio e l’immagine della Iddia; poi da maritate fattovi i letti e le vigilie. Ma, nè opera umana, nè prece divina, nè larghezza del principe gli scemavano l’infame grido dell’avere esso arsa Roma. Per divertirlo adunque, ne processò, e stranissimamente punì quelli odiati malfattori che il volgo chiamava Cristiani, da Cristo, che, regnante Tiberio, fu crocifisso da Ponzio Pi-