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88 DEGLI ANNALI


lati contro a Libone, il quale chiedeo di tornare l’altro giorno. Giunto a casa, mandò per P. Quirinio suo parente a Tiberio gli ultimi preghi: „Preghi il senato,„ rispos’egli.

XXXI. Intanto soldati gli accerchian la casa: giù in terreno fanno rombazzo perchè gli oda e vegga. Mettesi il cattivello per ultimo piacere a mangiare: gusta tanto tossico: chiama chi l’uccida; prende questo servo e quello per lo braccio: „Te’ questo ferro1; ficcal qui;„ fuggono a spavento, danno nel lume; cade in terra: rìmaso al buio oggimai della morte, con due colpi si sventra. Allo strido corrono i liberti: i soldati vedutol disteso, s’acquetano. Ma i Padri spediscon la causa più severi: e Tiberio giurò che voleva loro chieder la vita di lui, benchè colpevole, se e’ non aveva tanta fretta.

XXXII. Gli accusatori si divisero i beni. Senatori ebbero contrattempo le pretorie. Propose Cotta Messalino: Che mai in esequie niuna l’immagine di Libone non si portasse. Gn. Lentulo: Che Scribonio niuno il cognome di Druso prendesse. Pomponio Flacco: Che in certi giorni a processione s’andasse, Lucio Pubblio e Gallo Asinio e Papio Mutilo, e L. Apronio: Che s’andasse a offerta, a Giove, a Marte, alla Concordia: e che il dì tredici di Settembre, che Libone s’uccise, fosse dì di festa. Ho voluto dire i nomi e l’adulazioni di tanti, perchè si sappia che questo nella repubblica è mal vecchio. Fatti furono

    malizia del vender li schiavi, per poterli in fraude della legge tormentare contro al padrone, fu trovata da Augusto (Dione 55, Plutarco in Antonio), e non da Tiberio.

  1. Mette innanzi agli occhi, quasi in tragica scena, questa morte miseranda.