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LIBRO SECONDO 83

subitamente Stertino a combattere gli Angrivari; ma furon a darsi a ogni patto solleciti, e ribenedetti.

XXIII. E già essendo mezza state, rimandò alle stanze alcune legioni per terra, e l’altre imbarcò e condusse per l’Amisia nell’Oceano. Solcando le mille navi a vela, o remi prima quieto il mare; eccoti d’un nero nugolato un rovescio di gragnuola con più venti, e gran cavalloni, che toglievan vista e governo. I soldati spauriti, e nuovi a’ casi del mare, affannosi, davano impacci o mali ajuti a’ buoni uffici de’ marinai. Risolvesi tutto ’l turbo del mare e del cielo in un violento mezzodì, che dalle montuose terre, e profonde riviere germane, e da lunghissimo tratto di nugoli rinforzati, e dal gelato vicino settentrione incrudelito, rapì e sbaragliò le navi in alto mare, o in secche o scogli1; onde alquanto con pena allargatesi, la marea tornò, e traportavanele dove il vento; non potevano star su l’ancore, nè aggottare la tanta acqua che per forza entrava. Fecesi getto di cavalli, giumenti, salme e arme, per alleggerire i gusci, che andavano alla banda, e di sopra gli attuffavano i cavalloni.

XXIV. Quanto è più spaventevole l’Oceano degli

  1. In insulas saxis abruptas (abruptis ha il testo de’ Medici) vel per occulta vada infestas. Con queste due parole abbiamo detto più, e meglio che Cornelio con queste molte. Humida paludum et aspera montium, disse nel primo; e noi: pantani e grillaie. Nihil intermissa navigatione hiberni maris, Corciram applicuit; e noi: Navigò di verno a golfo lanciato a Corfù. E così spesse volte è più breve questa lingua fiorentina propria, che la latina. La comune italiana non ha queste sì vive voci.