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LIBRO SECONDO 79

ducono nel piano d’Idistaviso, che tra’l Visurgo e i colli serpeggia, secondo che quelli sportano o acqua rode. Dietro sale una selva con alte ramora, e suolo netto. I Barbari presero il piano e le radici del bosco; i Cherusci solo le cime, per piombare, appiccata la zuffa, sopra i Romani. L’esercito nostro ebbe in fronte i Galli e’ Germani aiuti; poscia, gli arcieri appiedi. Seguitavano quattro legioni con Cesare, in mezzo a due pretoriane coorti e cavalli scelti: appresso altrettante legioni, i fanti spediti, gli arcieri a cavallo e gli altri aiuti; stando tutti presti, e al combattere intesi.

XVII. Vedendo Cesare caterve di Cherusci con ferocità calate sdrucire per fianco la cavalleria migliore; mandò Stertinio con la restante a circondarli di dietro e batterli; esso a tempo andrebbe a soccorrerlo. Allora ad un bellissimo augurio d’otto aquile, viste volare entro la selva, voltò il capitano, e gridò: Via seguitate i romani uccelli, propri vostri Iddii„1.

  1. L’aquile, il labaro, l’immagini, e l’altre insegne stavano nel campo in un tabernacolo, o (come noi diremmo) cappella: e quasi erano gl’Iddii dell’esercito che quivi s’adoravano. Questi tabernacoli chiamavano Principia. Stazio gli circonscrive nel X libro:
    Ventum ad concilii penetrale, domumque verendam Signorum, etc.
    Eravi franchigia, e si giurava per quelle. Quivi s’appiccavano gli editti, si leggevano le lettere, si facevano i parlamenti, si poneva il segno dell’aver a combattere e vi seguivano le maggiori azioni. Mario trovò l’Aquila. Ogni legione aveva la sua. Non era molto grande, svolazzante; con l’un piede teneva la folgore d’oro, con l’altro posava in su l’asta, che con la gorbia del ferro si ficcava in terra. Di queste cose vedi le autorità del Lipsio sopra questo luogo, e sopra il lib. 15.