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76 DEGLI ANNALI

renti, i compatriotti, lasciare e tradire, anzi che comandare. L’una parola tirò l’altra sino agli oltraggi; nè gli avrebbe il fiume divisi, se Stertinio non correva a trattener Flavio infuriato, chiedente arme e cavallo: e vedevasi Arminio di là minacciare e sfidare a battaglia mezzo in latino, perchè già ebbe compagnie di Germani nel campo romano.

XI. L’altro giorno i Germani si presentaro schierati oltre al Visurgo. Cesare non gli parendo da capitano avventurare la fanteria senza ponti e guardie, passò a guazzo i cavalli: Stertinio ed Emilio capo di prima fila, li guidarono tra sè lontani per dividere il nimico. Cariovalda, capo de’ Batavi, guadò dove era maggior la corrente. Mostrando i Cherusci di fuggire, il tirano in un piano cinto di boschi, onde gli piovono addosso per tutto: ripingono i combattenti, seguitano i fuggenti: o con mani o con tiri, sbaragliano gli attestati in giro. Cariovalda, dopo molto reggere la furia nimica, disse a’ suoi: „Serratevi e sdruciteli.„ E ne’ più folti lanciatosi, di dardi caricato e mortogli sotto il cavallo, cadde con molti nobili intorno. Gli altri salvò la virtù loro, o il soccorso de’ cavalli di Stertinio e d’Emilio.

XII. Cesare passato il Visurgo, intese da un fuggito, dove Arminio voleva far giornata; altre nazioni essere nella selva d’Èrcole, e voler di notte assalire gli alloggiamenti. Credettegli: e vedevansi i fuochi; e riferirono gli andati a riconoscere, aver sentito d’appresso grande anitrìo di cavalli e borboglio di turba infinita. Stando dunque la cocca in su la corda, gli parve di spiare il coraggio de’ soldati1:

  1. Vegezio nel terzo, cap. 12, dice „ Avanti al combat-