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LIBRO SECONDO 75

favorisse lieto lo suo ardimento alla medesima impresa, mostrasse i fatti, ricordasseli i modi suoi. Navigò per li laghi e per l’Oceano felicemente sino a foce d’Amisia. Quivi lasciò le navi a sinistra del fiume; e fu errore a non isbarcar le genti più su; chè dovendo andare per quelle terre a destra, ebbe a perder parecchi dì a far ponti sopra quei marosi, che dalle legioni e cavalli furono passati francamente innanzi al tornar della marea; ma gli aiuti diretani, volendovi sgarar l’acque e mostrar valentie di notare, si disordinarono, e ve ne annegò. Ponendo Cesare il campo, intese esserglisi alle spalle ribellati gli Angrivari. Stertinio ’prestamente mandatovi con cavalli e fanti leggeri, a ferro e fuoco li gastigò.

IX. Correva tra’ Romani e’ Cherusci il Visurgo. Arminio co’ suoi primi fattosi alla riva, domandò se Cesare v’era: udito che sì, pregò di parlare a Flavio suo fratello. Questi era nel nostro esercito in grande stima per sua fedeltà, e per avere in una battaglia sotto Tiberio perduto un occhio. Affacciatosi, Arminio lo salutò: e levati dalla riva gli arcieri suoi, chiedeo i nostri levarsi. Ciò fatto, al fratel disse: „Che occhio è quello? Lo perdei nel tal luogo, nella tal battaglia. Che ne guadagnasti? Soldo cresciuto, collana, corona e altri doni militari, contò„. Arminio si rideva che a sì buon mercato servisse.

X. Mostrando poi l'uno la grandezza romana, la potenza di Cesare, le crude pene ai vinti, la pronta misericordia alli arresi, lo amichevole trattamento a sua moglie e figliuolo; l’altro ricordando l'obbligo alla patria, l’antica libertà, la loro religione, le lagrime della madre: Non volesse il suo sangue, i pa-