Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
LIBRO SECONDO | 71 |
- An. di Roma dcclxxi. Di Cristo 18.
Cons. Tiberio Cesare Augusto III e Germanic. Cesar. II.
- An. di Roma dcclxxii. Di Cristo 19.
Cons. M. Giunio Silano e L. Norbano Flacco.
I. I reami dell’Oriente e le province romane, essendo consoli Sisenna Statilio Tauro, e L. Libone, fecero movimento; incominciato da’ Parti che lo re chiesto e ricevuto da Roma, benchè del sangue arsacido, schifavano come straniero; questi fu Vonone, dato ad Augusto per ostaggio da Fraate; il quale quantunque scacciato avesse i Romani eserciti e’ capitani, s’era rivolto a venerare poi Augusto, e mandògli parte de’ figliuoli per pegno d’amicizia; temendo non tanto di noi, quanto della fede de’ suoi.
II. Morto Fraate, e tra loro ammazzatisi i re succeduti, i grandi mandarono a Roma ambasciadori per rimenarne Vonone primogenito. Recandolsi Cesare a grande onore, lo rimandò con ricchi doni; e lo accolsero i Barbari con la festa usata a’ nuovi re. Venne poscia loro vergogna d’avere, come Parti imbastarditi, chiamato re d’un altro mondo, infetto de’ costumi de’ lor nimici. „Già il seggio arsacido per vassallaggio di Roma stimarsi e darsi; dove essere que’ gloriosi che tagliaron a pezzi Crasso, che cacciaron Antonio; se chi sofferto aveva tanti anni di essere schiavo di Cesare, doveva lor comandare?„ Stomacavali anche egli co’ suoi modi diversi dagli antichi; cacciar di rado; non si dilettar di cavalli; ire per le città in lettiga; fargli afa i cibi della patria; ridevansi del codazzo grechesco, del serrare e