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52 DEGLI ANNALI

di me.„ Cesare benignamente promise perdonare ai suoi fìgliuoli e parenti, e lui rimettere nel suo stato antico. Ricondusse l’esercito, e per ordine di Tiberio fu gridato imperadore. La moglie d’Arminio partorì un figliuolo; il quale allevato in Ravenna, che strazio di fortuna fusse, dirò al suo tempo.

LIX. Le novelle di Segeste datosi, e accarezzato, diedono speranza o dolore a chi fuggiva o bramava la guerra. Arminio, violento per natura, or vedendosi la moglie tolta, e schiava la sua creatura prima che nata, correva per li Cherusci qua e là forsennato, arme contr’a Cesare, arme contr’a Segeste, chiedendo, nè temperava la lingua: „Valente padre, magno imperadore, possente esercito, che hanno fatto con tanta gente di una donnicciuola conquisto! Tre legioni, e tre Legati atterrai io, che non guerreggio con tradigioni nè con donne pregne, ma a viso aperto con cavalieri e armati. Ancor si veggono ne’ germani boschi le insegne romane, che io appesi a’ nostri Iddii. Steasi Segeste in quella sua vinta riva: rimette le bende al figliuolo: non sia Germano che gliel perdoni, di aver fatto vedere tra l’Albi e il Reno verghe, scuri e toga. L’altre nazioni, che

    gravide quando hanno le doglie. I nostri dicevano incinte le gravide generalmente. Non rincinga, dice il maestro Alobrandino; perciocché femmina incinta quando allatta, uccide il fanciullo. Giovacchino Perionio fa dirivare questa voce dal greco ένηυος: è nobile, è generosa, è una di quelle che dalle molte nuove o straniere condotteci dal traffico e dalla corte, sono state sopraffatte, e quasi erbe ottime affogate tra le malvage, le quali si vorrebber sarchiare quando spuntano; e più tosto volendo la lingua arricchire, spolverare i libri antichi, e servirsi delle gioie nostre risposte; che ci farebbero onore.