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LIBRO PRIMO | 49 |
che vanamente credette addossargli la voce di cotal morte.
LIV. Nel medesimo anno cominciò la nuova religione de’ sacerdoti augustali ad esempio di Tito Tazio, che i Tazj ordinò per mantenere l’ufficiatura sabina. Tiberio, Druso, Claudio, Germanico, furo eletti; e vent’uno de’ primi della città tratti per sorta. Cominciò ancora la festa augustale a guastarsi per le gare degli strioni. Augusto l’aveva compiaciuta a Mecenate, spasimato di Batillo, nè anche tali feste fuggiva; parendogli umanità frammettersi nei diletti del volgo. Tiberio non la intendeva così; ma non ardiva quel popolo, tanti anni vezzeggiato, per ancora aspreggiare.
LV. Nel seguente consolato di Druso Cesare, e C. Norbano, fu stabilito a Germanico il trionfo, pendente la guerra, la quale ordinata con ogni sforzo per la vegnente state; ma egli anticipò e corse all’entrar di primavera nei Catti, sentendo i nimici in parte: seguitando chi Arminio, chi Segeste, ai noi sommamente l’un perfido, l’altro fedele. Arminio ci ribellava la Germania. Segeste più volte ce ne avvertì: e nell’ultimo convito, avanti la guerra rotta, consigliò Varo a farvi prigione lui e Arminio e gli altri capi, perchè levati quelli, la plebe nulla oserebbe e riconosceriensi poscia i complici dagli amici. Ma il fato e la forza d’Arminio ci tolse Varo. Segeste fu a quella guerra tirato dagli altri, ma non convenivano, per lor privati odj rinciprigniti. Arminio gli aveva rapito la figliuola fidanzata a un altro: odioso genero di nimico suocero: e que’ che tra’ benevoli son legami d’amore, erano mantici alle loro ire.
LVI. Diede adunque Germanico a Cecina quattro