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44 DEGLI ANNALI

siede in senato a stiracchiare le parole de’ Padri! La città è tale imbrigliata, ch’ei può andare a dar pasto agli animi militari, per farli stare nella pace alle mosse.

XLVII. Contro a sì fatti parlari, Tiberio più s’ostinò di non volere, lasciando il capo dell’imperio, sè, e quello arrischiare. Molti contrarj lo combattevano: „L’esercito di Germania è più possente, quel di Pannonia più vicino: quelli è fatto forte dalle Gallie, questi a cavaliere all’Italia. A quale andrò, che l’altro disfavorito non s’accenda? Coi figliuoli, visiterò l’uno e l’altro salva la maestà, da lontano più reverenda1. I giovani rimettendo alcune cose al padre, saranno scusati; potrà egli, chi contrastasse a Germanico o a Druso, mitigare o abbattere; sprezzato l’imperadore ove ricorreremo?„ Nondimeno come fusse2 in sul partire, fece sua corte, provvide salmeria e legni armò, ma ora allegando il verno,

  1. Frate Bartolommeo Cavalca negli Ammaestramenti dice a questo proposito con antica leggiadria: „Ciocch’è in alto posto, acciò sia in più riverenza, dee esser levato dalla comune usanza. Ciocché disusato è, quello nella moltitudine miserabile è. Lo puleggio appo quelli dell’India è più caro che il pepe. Ogni cosa spessa diventa vile, per molto uso. Sono dispregiate eziandio le cose ottime, quando non rade vengono. E le molto famigliali, perchè sono sempre preste, perdono la riverenza. Per questa ragione l’ottimo profeta non è accetto in sua patria. E piace più il vino dell’oste, benché falsato e caro, che il puro di casa.„
  2. Tiberio non volle mai discostarsi da Roma, e ogn’anno faceva le viste di voler visitare gli eserciti e le province. Mettevasi a ordine, movevasi, fermavasi, tornava in dietro ratto come fa il gallo, onde diceano galloppiè.