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450 | DEGLI ANNALI |
le masserizie di stato. Diedelo Aiolo uno de’ castrati, che portava le vivande e facea la credenza;
LXVII. il che si riseppe poi tanto per l’appunto, che gli scrittori di que’ tempi contano che gli fu dato in su gli uovoli, de’ quali era ghiotto: e Claudio ebbro o balordo, non se n’avvide. La natura s’aiutò, e scaricossi di sotto, e parve guarito. Agrippina rimase morta; e, andandone il tutto, lasciò ire i rispetti, e corse a Senofonte medico, già acconcio. Egli quasi per farlo vomitare, gli cacciò in gola una penna, intinta in tossico da far subito; sapendo, i sommi eccessi cominciarsi con pericolo e spedirsi con premio.
LXVIII. Ragunasi il senato: e fanno i consoli e sacerdoti orazioni perchè il principe guarisse, quando egli era basito, e con panni caldi e pittime si celava, per accomodar le cose a fermar l’imperio a Nerone. In tanto Agrippina, quasi dal dolor vinta, e per consolarsi, teneva Britannico abbracciato e stretto, dicendolo esser lutto suo padre, con varie astuzie trattenendolo, che non uscisse di camera. Serrovvi altresì le sorelle Antonia e Ottavia; pose guardie a tutte le porte; e spesso dava voce che il principe migliorava; per tenere i soldati in buona speranza, e per aspettare il punto buono calcolato da’ Caldei.
LXIX. A mezzo il dì, tredici di ottobre, spalancate le porte del palagio, Nerone esce con Burro, e vanne alla coorte, che stava, secondo il costume, in guardia. Ove i soldati, avvertendoli Burro, il riceverono con allegre grida e misero in lettiga. Dicesi che alcuni si rattennero, domandando ove fusse Britannico; ma non v’essendo chi dicesse altro, si tolsero quel che venne; e Nerone portato nel Campo, fece acconce