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LIBRO DUODECIMO 447

braccio di Cesare C. Oppio e Cornelio Balbo furono i primi a poter disporre della pace e della guerra a lor modo. Della potenza de’ Mazj e Vedj, e altri cavalieri romani, non occorre dire; poiché Claudio i liberti, ordinati a governargli la casa, ha fatti pari a sé e alle leggi.

LXI. Propose di fare esenti da ogni tributo quei di Coo, della cui antichità molto disse: „Essere gli Argivi, o Ceo padre di Latona, venuti i primi in quell’isola; Esculapio avervi portato la medicina, stimata molto da’ suoi descendenti, i cui nomi e tempi contò; e come Senofonte medico suo era nato di quelli, e doversi fare, a’ preghi di quello, esenti del tutto gli abitatori di tale isola, a tanto Iddio consagrata e ministrante.„ Avevano i Coi senza duddio aiutato il popol romano in molte vittorie; ma Claudio, dolce al solito, non abbellì la grazia col ricordarle.

LXII. Il contrario fecero i Bizantini; che avuto udienza in senato, lamentandosi delle troppe gravezze, si fecero da capo a contare della lega fatta con esso noi, quando avemmo guerra col re de’ Macedoni, che ne fu eletto Filippastro, come traligno: e delle genti contro Antioco, Persa, Aristonico, mandate a noi e contro a’ Corsali ad Antonio; e dell’offerte a Silla, Lucullo e Pompeo fatte; e de’ freschi servigi a’ Cesari, per essere in quel sito, a passar eserciti e vettovaglie per terra e per mare tanto comodo.

LXIII. Avendo i Greci piantato Bizanzio nell’estremità d’Europa, diviso per piccolo stretto dall’Asia, per oracolo d’Apolline Pizio, che rispose loro: „Si ponessono dirimpetto alla Terra de’ Ciechi„; significando i Calcedonii, che essendo stati i primi a ve-