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446 | DEGLI ANNALI |
simo, fu alla colonia bolognese, che patì grande arsione, donato dugento cinquantamila fiorini, e ai Rodiani renduta la libertà, spesse volte data o tolta; secondo che ci avevano fuori nelle guerre servito, o dentro per sedizione offeso; e alli Apamiesi, per gran rovine di tremoti, rilasciato per anni cinque il tributo.
LIX. All’incontro Agrippina con sue arti faceva fare a Claudio ogni crudeltà. Per avere ella il giardino di Statilio Tauro, famoso ricco, lo fece capitar male: e da Tarquizio Prisco, stato Legato suo in Affrica, quando vi fu viceconsolo, accusare di alcune baratterie e molti incantesimi; nè potendo più soffrire l’indegno e falso accusatore, s’ammazzò innanzi al sentenziar del senato; del quale, benché Agrippina s’opponesse, Tarquizio, per odio de’ Padri, pur fu raso.
LX. Più volte fu il principe in quell’anno udito dire, che le cose giudicate da’ suoi procuratori valessero come giudicato da lui. Il senato, perchè il detto non paresse considerato, ne fece decreto ancor più ampio. Volle bene Augusto che i cavalieri romani reggenti in Egitto, rèndessero ragione, e alle loro sentenze si stesse come fossero date da’ Magistrati di Roma: poscia in altre province e in Roma hanno avuto certe podestà, che toccavano a’ pretori; ma Claudio diè loro la giurisdizione intera, di che s’è combattuto tante volte con sollevamenti e armi; quando le leggi Sempronie mettevan l’ordine de’ cavalieri in possesso del giudicare, e le Servilie lo rendevano al senato. Le guerre tra Mario e Silla non furono quasi per altro: chi favoriva l’uno, chi l’altro ordine: e quel che vinceva, giudicava. Col