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440 DEGLI ANNALI

prefetto, che aveva avuto domestichezza con una sua concubina; e credeasi che per danari avrebbe fatto ogni bruttura. Casperio ne va a Farasmane, e chiede che gl’Iberi si partano dall’assedio. Egli dava parole generali, e spesso buone: e a Radamisto mandava eorrieri che strigiiesse la terra per ogni via. Accrescesi la baratteria: e Pollione occultamente corrompe i soldati a chieder pace e minacciare d’andarsene. Colto a tale stretto Mitradate, nel giorno e luogo convenuto, esce del castello per capitolare.

XLVII. Radamisto gli si getta al collo: fìnalmente lo riverisce, chiamalo suocero e padre: e giura non ferro, non veleno volergli usar contea: e tiralo in un boschetto per fermar la pace, presenti gl’Iddìi, diceva egli, con sacrifìzj ordinati là entro. Usano i re, quando si confederano, incastrarsi le dèstre; le dita grosse legarsi strette; e venuto il sangue alla pelle, pugnerla, e succiarlosi l’un l’altro. Cotal pace, come di comune sangue sagrata, tengono per iuviolabile. Allora colui che legava si lasciò cadere, e preso Mitradate per le gambe, il distese: corsero molti, misergli i ferri, e traevanlo per la catena al piede (tra i Barbari gran vergogna): e mal trattato popolo gli si volgea con ignominie e percosse; ad alcuni pure di tanta mutazion di fortuna Incresceva. Venne la moglie eo’ figliuolini, e l’aria empiè di lamenti. Furon messi in carri separati e chiusi, sino all’ordine di Farasmane, il quale per quel regno rinnegò il fratello e la figlinola; e risolvè lo scellerato ammazzarli, ma non vedere. E Radamisto del giuro osservadore, fuori non trasse nè ferro, nè veleno contro la sorella e ’l zio; ma quegli gittati in terra,