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430 | DEGLI ANNALI |
dati l’industria, dividendosi; una parte a sinistra circondò quelli che tornavano sguazzandosi la preda o poltrendo. E per più allegrezza liberò certi schiavi già quaranta anni fatti nella rotta di Varo.
XXVIII. Gli altri che presero la più corta a man destra, riscontrarono il nimico, che ardì combatter e fecer più sangue; e carichi di preda e fama, se ne tornarono al Monte Tauno, ove Pomponio con le legioni attendeva se i Catti si fossero rappiccati per vendicarsi. Essi per non esser serrati di qua dai Romani, di là da’ Cherusci, nimici eterni, mandarono a Roma ambasciadori e statichi. A Pomponio furono ordinate le trionfali; e glorioso molto più il fanno le sue poesie.
XXIX. In detto tempo Vannio, fatto da Druso Cesare re de’ Svevi, ne fa cacciato: da prima celebrato e caro; col tempo venne in superbia e odio de’ popoli: e lo tradirono Vangio e Sido, figliuoli di sua sorella e Giubillio re delli Ermunduri. Claudio non volle per molti preghi entrar tra loro Barbari con l’arme; a Vannio promise sicuro ricovero se fusse cacciato, e scrisse a P. Attillo Istro, che reggeva la Pannonia, che mettesse in su’l Danubio una legione col fiore di quegli aiuti per soccorrere chi perdesse, e frenare i vincitori che non pigliassero animo a turbare anche la nostra pace. Perciocché i Ligj in gran numero, e altre genti, correvano al fiuto della ricchezza di quel regno, per treni’ anni con gravezze e tirannie accresciuta da Vannio, il quale avea la sua fanteria paesana e cavalli sarmati iazigi; poche forze a tanti nimici. Però voleva tenersi nelle castella e allungare la guerra.
XXX. Ma non tollerando i Jazigi l’assedio, e scor-