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SUPPLIMENTO AL LIBRO UNDECIMO | 397 |
cede, scemerebbono le liti; nutrirsi ora le nimicizie, l’accuse, i rancori, le ingiurie, affinchè, come le molte malattie la borsa empion a’ medici, così la peste del piatire agli avvocati. Ricordassonsi, che C. Asinio e Messala, tra i moderni Arunzio ed Esernino, salirono in grande altura per facondia e per vita candida. Piacque questo dire a tutti, e ordinavasi di condennargli nella legge del mal tolto. Quando Suilio e Cossuziano e gli altri vider trattarsi, non della loro colpa, ch’era chiara, ma della pena, accerchiano Cesare e preganlo che perdoni il passato. Ei chinò il capo, ed essi cominciarono:
XI. „Qual esser di loro sì superbo che si prometta fama eterna? ogni cosa ingoierebbono i potenti se non fussero gli avvocati, che non s’adottarono senza spesa, e per attendere agli altrui fatti lasciano i propri. Chi vive della guerra, chi dell’agricoltura: niuno vorrebbe far nulla che non credesse approdare. Asinio e Messala, arricchiti delle guerre tra’ Antonio e Augusto, e gli Esernini e gli Arrunzj di grosse ereditadi, potettero esser magnanimi; ma P. Clodio e C. Curione posero pregi alle loro dicerie: ognun sa quanto ingordi. Sè esser poveri senatori, dalla repubblica non volere altro che esser lasciati fare nella città quegli avanzi che la pace può dare. L’artefice lavora per andar un dì in civile; chi leva ì premj leva l’industria, come meno pregiata„. Parve al principe questo parlare a proposito, e tassò le mercedi sino a fiorini dugencinquanta; il soprappiù s’intendesse mal tolto.
XII. In questo tempo Mitridate, che fu re dell’Armenia, e presentato a Cesare, come dissi, tornò per consiglio di Claudio al regno, confidato nel po-