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384 | DEGLI ANNALI |
paventar di portenti„. Insegnò tal editto parte d’astronomia; ma non bandì dal volgo la superstizione; e die’ a cianciare e ridere a’ curiosi de’ timori del principe.
XVIII. A dileguar quell’impressioni, valser meglio i celebrati giuochi, da Claudio promessi in voto nella guerra britannica; accrebber gioia suoi regali alla plebe, che prendea dal pubblico il grano, trecento nummi a testa; a certi più, a certi mille, e dugencinquanta. Parte Cesare, parte ne distribuirono i generi, per non far vacare a lungo i tribunali; più a ciò inteso, più che tutto era a soqquadro per la moglie e’ liberti, con lusso, libidine, ribalderie. Sul fin dell’anno rimise il dì de’ Saturnali aggiunto da Caio, poi omesso.
XIX. Nulla di notabile per le province. A Cuspio Fado, reggente di Giudea, successe Tiberio Alessandro, nato di padre giudeo, e di Alabarca in Alessandria; più a Roma attaccato, quant’era di sua religione apostata. Con pari gloria e utile della nazione quell’apostasia compensò Izate re degli Adiabeni, colla madre Elena, che si fer Giudei; poiché la nazione in grave fame soccorsero, Izate con oro, Elena con frumento, cavato d’Egitto e a’ poveri diviso.
XX. Celebre allor era Izate, tenentesi in mezzo agl’imperi, romano e parto; ma è da risalir al capo. Era questi succeduto al morto padre Monobazo, non come anzinato, ma come migliore; nè a sua quiete e sicurezza, sul barbaro stile, provide, uccidendo i fratelli; ma’co’lor figli spedilli, parte a Claudio in Roma, parte ad Artabano re de’ Parti; di rivali al trono per tal arte facendo staggi di pace.