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SUPPLIMENTO AL LIBRO DECIMO 383

d’Italia solite chiedersi al senato; nel dominare più smodato, quanto men atto.

XVI. La folla delle nuove leggi scemò, qual suole, il rispetto, giunse ardire all’ardire. Fino i supplizj, per la frequenza, manchi d’orrore, furono sprone a peccato; nè lievi sol vizi; i più brutali furo comuni, e si familiare l’inaudita sin qui empietà de’ patricidj, che più in cinqu’anni ne cuci Claudio in sacelli di cuoio, che non ne conta in tutti secoli la storia. Calcolati i delitti, fu in bilico qual de’ due sessi vincesse; vinse il donnesco; più debole, più perverso se a spogliar viene la naturale umanità; e presi sotto Claudio, anzi a tutti i rei di veleno, e’ malefici, 45 uomini, 85 donne, furono giustiziati; insigne esempio, che fan più danno che utile le leggi, se gran’ prudenza non entri a comandare e a vietare; chè tolta vergogna si facilita il fallire coll’assiduo castigo: che tengonsi in briglia i popoli o co’ vezzi della virtù, o con poche leggi penali, ma d’infamia.

XVII. Altro editto di nuovo conio diè fuori, per tema di tumulto più che, in grazia delle lettere. Poiché temendo Claudio non avesse il popolo per infausto il suo natale, da futura eclissi, promulgò: „Il primo agosto s’oscurerà d’un quarto il sole, non per ira del cielo, ma per legge di natura, e per interposizion della luna; e questa aver pure la sua eclissi per l’interposizion della terra; pe’ moltiplici suoi giri l’un’e l’altra eclissi non esser a mese, ma venir certa la lor volta ogni dugenventitre mesi. Pubblicarsi tai leggi di natura note già a’ Greci, illustrate fra’ Romani dal dotto Sulpicio Gallo, nell’editto; perchè in quel meriggio d’impero e di scienze, di tenia sciolto, la natura conosca ognuno, senza