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SUPPLIMENTO AL LIBRO DECIMO | 377 |
verno in esecrazion del passato, decretaro si sciogliessero le medaglie di bronzo effìgiate in Caligola. Ma, come fondersi quel bronzo non sapesse die a vituperi, la statua ei fe’ di Mnestere Istrione, già per la confidenza di Caio, or per la lussuria di Messalina, infame.
II. Claudio intanto dal porto salpando di Santerno in un, anzi casone, che nave, emessosi nell’Adriatico, fu in Roma sei mesi dopo uscitone, sendo consoli Quinzio Crispino la seconda volta e Statilio Tauro. La città tutta fugli incontro: più reggenti di province, Legati, che recato aveano le corone d’oro, con certi esuli, per la pubblica gioia richiamati, a gran pompa il trionfante accolsero. Oltre all’usate feste, il carro seguì Messalina in cocchio, e i distinti con le trionfali per quella guerra: gli altri a piè, e ’n pretesta: Crasso Frugi in bardato palafreno, e veste fregiata a palma, per esser altra volta stato in simile onore. Al tempio di Giove Capitolino il vincitore ad esempio di Divo Giulio, salì in ginocchio gli scalini appoggiato a’ due generi, e depose in seno al Nume l’alloro.
III. Alla trionfal pompa s’aggiunsero l’allegrie de’ giuochi dal principe celebrati, toltane facoltà dal console, in due teatri insieme, in grazia del popolo. Promesso ben avea tante pugne di cavalli quante il dì ne capia; ma per la strage de’ leoni, lotte atletiche, balli alla moresca di garzoni d’Asia, non ve n’ebbe che dieci. Il più bel colpo per la rarità e dignità, fu l’espugnazione e ’l guasto d’una città, imitante la guerra e la resa de’ re britanni, in Campo Marzo, sendovi alla testa il principe in