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SUPPLIMENTO AL LIBRO NONO | 373 |
vittoria; chè dando essi caccia senza riserva ai fuggitivi, nelle memme traviati e inghiottiti, gran perdita fero.
LVL Plauzio, non parendoli d’aizzar da temerario que’ calabroni, nè dal morto Togodunno, nè da loro stragi umiliati, ma d’ira e ferocia gonfi, mette presidj ne’ posti presi, e accampatosi a destra al Tamigi, scrive tutto a Claudio, di costui ordine, e che v’era di speme o rischio. Aggiunge: „È forte la nazione; ma se tutto sia in concio a guerra, e Cesare con sua presenza e autorità le truppe assista, è certa e degna del principe la vittoria.„
LVII. Claudio all’onor del trionfo inteso tutto, civile e militar governo al collega Vitellio accomanda, per tosto partire alla britannica impresa; se noi tardava il morbo di Galba, a lui carissimo, come dicemmo, per fede e militar scienza. Riavutosi Galba, a grand’apparato scioglie d’Ostia ver Bretagna, a tenzonar più col mare che co’ nemici; poiché due fiate fu per annegarlo forzato rovaio, presso Genova e all’isole di Iores. Toccata in fine Marsiglia, andò per terra a Bologna; indi imboccò al Tamigi.
LVIII. Tra l’acclamazioni de’ soldati dall’aspetto del principe, a gloria più ch’a letizia accesi, passa il fiume: e affrontatosi co’ Britanni, là tratti alla nuova di sua venuta, attacca zuffa; e più colla sovrana maestà che con atroce pugna li supera. Lieto dell’incruenta vittoria occupa Camuloduno di Cunobellino reggia; e, o li s’arrendono i popoli, o soggiogali a forza. In sedici di spesso gridato imperadore, e più acquistato per controtempo, che Divo Giulio per fama di guerriero, lasciatovi Plauzio e