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LIBRO PRIMO | 31 |
del cielo, crescala chi comanda con l’uccidere i capi. Druso, che pendea nel crudele, fece Vibuleno e Percennio a sé venire e ammazzare; e i corpi, i più dicono sotterrare nel padiglion suo, altri gittar fuora del palancato a mostra.
XXX. Ritrovati furo i più scandalosi, e parte dai Centurioni e soldati di guardia fuor del campo alla spicciolata tagliati a pezzi, e parte dalle proprie compagnie dati, per mostrar fede. Accrebbe l’angosce de’ soldati il verno primaticcio, con piogge continove, e tali rovinose, che nè uscir delle tende poteasi, nè ragunarsi: a fatica le insegne campare dalle solate del vento e dell’acqua; e durava quel timore dell’ira del cielo. „Non accaso, diceano, abbacinarsi le stelle, rovesciar le tempeste sovra loro empj. A tanti mali altro rimedio non essere, che uscir di quel campo maladetto, e tornar ciascuno ribenedetto alle stanze.„ Tornaronvi prima l’ottava legione, poi la quindicesima. La nona, (che gridava: „Aspettinsi le lettere di Tiberio„) lasciata in Nasso, fece della necessità virtù; e Druso senz’aspettare i mandati, essendo le cose posate, a Roma se ne tornò.
XXXI. Quasi ne’ medesimi giorni per le medesime cagioni le legioni di Germania s’abbottinarono, più violente per esser più e sperar che Germanico Cesare non patirebbe superiore, e datosi a loro si trarrebbe dietro ogni cosa. Erano a riva di Reno due eserciti; governati, l’uno detto di sopra, da G. Silio Legato, l’altro disotto, da A. Cecina, tutti sotto Germanico intento allora a catastar le Gallie. I soldati di Silio stavano sospesi a veder l’esito dell’altrui sollevamento; ne’ disottani entrò la rabbia e co-