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372 DEGLI ANNALI

cia a’ Britanni, fiutandoli all’orme: e cavatili di tana, così sbrancati, ne fa strage, ch’a pena in corpo avrian saputo reggere. Vinto Catarataco, ucciso Togodunno, figli di Cunobellino testé morto, salvaronsi fuggendo, ricoverandosi parte da’ Boduni soggetti ai Catuillauni. Lasciata ivi guarnigione, varca Plauzio il fiume, e sorprende spensierato il nemico, qual difeso da muro di bronzo: invader lo fa da’ Galli, guazzar usi in arme i fiumi. Si risparmino gli nomini, si saettino i cavalli, ei penserà al resto. Tutto s’esegue. Sgomentati all’inaspettato assalto i Britanni, van su’ calessi; ma d’ogni lato trafitti i cavalli, iti giù e fracassati, senza trar colpo muoiono a torme.

LIV. Fl. Vespasiano intanto a gran cose nato, col fratello Sabino legato, valica il fiume, attacca improvviso il nemico, dall’urto de’ Galli e dalla perdita de’ suoi costernato, e molti n’uccide. Di che non avvilito il Britanno, irritato anzi e ’l furor consultando, di sua pazienza pentito, a guerra accingesi, differita al dì dopo. Furiosa fu la mischia: pendea la vittoria; e già i Britanni coglieano in mezzo Osidio Geta, quando rovesciò questi su loro il ranno, e sì rubesto li battè, che non anco console, ottenne le trionfali.

LV. Riuscito vano il valore, all’arte volgonsi i Britanni; correndo alle bocche del Tamigi, crescente per la marea, luogo a pratici sicuro, periglioso ad ignari, e passano il fiume. I Romani incalzandoli incalliti corser rischio; ma i Galli, resi quindi arditi, nuotano, mentre altri van pel ponte; e di conserto, dato addosso ai Britanni, che non aspettavansi quest’altro salato, ne fan macello. Gioia e lutto fu la