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SUPPLIMENTO AL LIBRO NONO 371

l’occupazioni da velar sue libidini. Di più, tumultuavano i Britanni pe’ non resi disertori. Ebbe dunque ordine Aulo Plauzio di passar l’esercito di Gallia in Bretagna, mentre Cesare elefanti e altri attrezzi allestia.

LI. Riandando le legioni quanto poco in Bretagna fatto avea Divo Giulio, quante in Oceano n’avea sofferte Germanico, alla strania spedizione oltre mare, zarosa e vana, nicchiavano. Plauzio, uom del mestiero, pratico del soldato, a mosse odiose restio, dalla lunga tracalo a speme e disio di vittoria. Impaziente Cesare manda Narciso a dar pressa; che ad usurpar uso la persona e i dritti del principe, monta sulla tribuna di Plauzio. Alla soldatesca, altezzosa, razza puntigliosissima, fa afa il prosontuoso liberto, e „Où où i Saturnali!„ grida; e beffandosi del prìncipe da scena, di Plauzio suo duce si gloria, a cui cenno ir pronta ovunque.

LII. Plauzio, a non far rattiepidir quel disdegno, che tanto può, massimamente in armi, mettesi tosto alla vela, e ’n tre l’esercito parte, per fare a’ suoi, più facile, a’ nemici più terribile, l’approccio. Da vento in prora rispinti, tenner duro, per onta di cedere: e animati da una face, vista scorrere da Est a Sud, giunsero a posar le navi sul piano e nudo lido; perchè al contrario vento sicurati i Britanni, eransi iti a lor casa scioperati. Ma udendo lo sbarco de’ Romani gelarono da paura, come a Barbari accade, nè tornar osando, a venir alle mani, cacciaronsi per selve e pantani, a stancar Plauzio col tenerlo a bada, qual già Divo Giulio.

LIII. Ma ei persuaso che così i suoi perderebbonsi, e prevarrebbe il nemico, dà tosto all’armi e la cac-


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