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SUPPLIMENTO AL LIBRO NONO 367


XXXIX. Pochi forti la ferale scena illustrarono. Tra’ quali merita nome Galeso, di Scriboniano liberto, che tratto in senato parlò molto e franco: ed a Narciso, che surse in mezzo, e osò interrogarlo, che farebbe se Scriboniano regnasse, con forte risposta l’insolente bocca suggellò: „Dietro standoli tacerei.„

XL. Ma d’ogn’istoria degna è Arria, di Cecina Peto moglie. Da più pregi distinta, a Messalina molto in grazia, potea ella dal marito ritrarsi involto nella congiura, e sopravvivere. Ma posposta a morte vita, sull’imbarcarsi Peto, ucciso Scriboniano, per menarlo a Roma, pregò ella i soldati a tor lei pure: „Dar dovete„ disse „a consolare valletti che’l cibino, il vestano, calzino; farò tutto io.„ Non ascoltata, noleggia una barchetta peschereccia, e in quel guscio d’uovo segue il gran naviglio.

XLI. Tosto giunta a Roma, va ad aringar presso Claudio: e la moglie di Scriboniano, accinta all’accusa, sgridando: „Io,„ disse, ascoltar te, in cui grembo Scriboniano fu ucciso, e pur vivi?„ Tanta franchezza ammira, e teme il genero Trasea: e quasi dell’avvenir presago, pregala non darsi morte, onde a morir astringa col marito la figlia, se tal sorte gli tocchi. Più coraggiosa Arria più che la figlia amava, „Mai sì, rispose, ove tanto, e in tal armonia viva ella teco, com’io con Peto.„

XLII. Addoppiasi a tai sensi la cura dei suoi, e le fan più guardia. Se n’avvede ella e duolsene: „Che è ciò mai? Ben far potete ch’io muoia male; che non muoia, no;„ e rittasi in piè, dando impetuosa del capo al muro opposto, cadde perduta dei sensi, ma costanza serbando; chè a sè tornata,„