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30 DEGLI ANNALI

tra le scolte, tra le poste, tra le guardie delle porte a impaurire e innanimire. „Quanto terremo noi il figliuolo dell’imperadore assediato? che fine avranno le contese? giureremo noi ubbidienza a Percennio e Vibuleno? daranno questi le paghe a’ soldati, i terreni a’licenziati? reggeranno, in vece di Neroni e Brusi, l’imperio del popol romano? Chieggiamo piuttosto perdono, non insieme, ma quelli i primi, che colpammo i sezi. Le grazie chieste in comune vengono a piè zoppo: ciascun di per sè, non prima la inerita, ch’egli l’ha.„ Da cotali parole punti e insospettiti tra loro, sceverano i vecchi da’ novelli, legione da legione: torna la voglia dell'ubbidire; lascian le porte; riportano a’lor luoghi le male accozzate insegne.

XXIX. Druso la dimane chiamò a parlamento: e così senz’arte con generosità naturale, biasima i primi fatti, loda i presenti, niega potere in lui spauracchi; se saran savj, se chiederanno mercè, scriverà a suo padre che si plachi, e le sue legioni esaudisca. Ai lor preghi si mandaro a Tiberio quel medesimo Bleso, L. Apronio, romano cavaliere della coorte di Druso, e Giusto Catonio, centurione di primo ordine. Disputossi assai; volendo chi tenere addolciti i soldati fino al ritorno de’ messaggi, chi forti ripari usare. Il popolazzo, o asso o sei1: è tremendo al di sopra, ridicolo impaurito. Or che gli fruga la paura

  1. Proverbio che significa non aver mezzo. Ne tratta Eustazio, interprete d’Omero, e Platone nelle Leggi. Vedi Flos italicae linguae, 113. E che, noi lo rifiutiamo? Non piaccia alle Muse.