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348 | DEGLI ANNALI |
in circa d’impero. Avrebbonlo i genitori formato a virtù, se a mostruosi vizi nol trainava l’indomabil sua indole. Fu d’alta statura; il resto mostruoso; mal colore, grinza fronte, occhi affossati, crudi, torvi, deforme capo a capelli posticci, setoloso collo, sottili stinchi, piè smisurati. Rendea fiero ad arte il volto, per sè orrido e tetro, e allo specchio componealo a terrore. Ma più fiero era l’animo, testa balzana, indole volubile, d’incredibili cose avida. Garzone ancora, stuprate le sorelle, dicesi che di Antonia la casa ebbe a scuola di libidine: giovane apparò a Capri l’eccessi della voluttà, de’ sospetti i misteri, le sanguinarie leggi. Principe gabbò pria colla liberalità, gaiezza, popolarità, e altre larve di virtù, che danno in vizi. Per mal talento poi, e libidine di dominare, a soddisfarsi fe’ smodate strane voglie, a usarsi a nefandezze; presovi gusto, a cercar di peggio; e mostrò in corto regno che possano gran vizi in gran fortuna. Coll’invidia le scienze corruppe; col lusso adulterò l’arti; coll’esempio fe’ guasto de’ costumi; colla baldanza funestò di libertà i residui; rovinò quasi l’impero colla stoltìzia e crudeltà; inetto cittadino, furioso principe, soperchievole, prodigo e crudele, religioso ed empio: di vita, di morte, di memoria, infame1.
fine del libro ottavo
- ↑ Vedi qualche tratto del carattere di questo bestial uomo, nel libro VI, cap. 20.