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SUPPLIMENTO AL LIBRO OTTAVO | 341 |
quivi colòsso di bronzo, in oro, da trasportarsi d’imbolìo in Gerosolima, e dedicarsi nel tempio, quand’ei per colà passerebbe ver l’Egitto.
LXIII. Ciò ordinato, i Legati ammise dei Giudei d’Alessandria, più a beffe che per udirli; ciò non fia discaro riferir di piè fermo; onde per lampante esempio appàia che testa egli era. Sendo egli stato negli orti di Mecenate e di Lamia, ordinato avea s’aprisser tutte le ville; volerle vedere. Ivi i Legati accolse; che prostrati lo salutarono imperador Augusto. Ei guatandoli in cagnesco: „E voi„ disse „la divinità mi negate, che tutto ’l mondo confessa e adora; e a un Dio, che nè pur a nome distinguete, fate omaggio?„ Poi stese al ciel le mani, urlò, bestemmiò con orror de’ Giudei; ma la turba degli Alessandrini ripetea: „Gaio Dio, Giove, tutti i numi son lui solo.
LXIV. Insistea Isidoro ch’ogni altro popolo fuor di loro avea sagrificato pel principe. Sdegnati essi all’indegna accusa, esclamano: che son soperchiati; che tre volte al suo salire al trono, per la racquistata salute, per la vittoria Germanica, han sacrificato nel sacro fuoco l’ecatombe, non mezza, com’altre nazioni, ma intera. Tuttavia in ira duolsi Caio, ad altri che a sè aver essi sacrificato; e passeggia, e mira le sale, i gràn tinelli, i ginecei, i solai, un per uno: e qui approva, là condanna, là vuol si cangi, seguendolo tra’ motteggi degli avversari i Giudei. A’ quali a un tratto rivolto: „Perchè non mangiar voi porco?„ riso e plauso degli Alessandrini; scusa da’ Giudei su i patrj riti; buffona il principe, e tosto in serietà, „Che giustizia pretendete in Alessandria?„