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332 DEGLI ANNALI

leffar que’ ducentomila, quai tanti buoi sotto pazzo duca; fremendo e indarno ripugnando i Legati: e se punto moveansi a risarcir l’onta, maggiore della disfatta di Varo, n’eran tosto per l’odio oppressi. Caio intanto di lodi avido, e più delle compre a prezzo di buffonerie, per nuove scaramucce da scena come l’altr’anno, confermato imperadore, non pensava, die al trionfo. Sua gran premura era, ch’oltra i prigioni e fuggiaschi barbari, i più alti di statura de’ Galli, che in greco dicea, da trionfo, e alcuni de’ primi, atti a zimbelli, scegliessersi del trionfo a la pompa. A tutti fu anco imposto, non die a far rosse e lunghe le zazzere, ma ad imparar il tedesco e usar barbari nomi.

XXXIX. Perchè di nulla manchi la pompa, smanioso da fretta, sul pazzo supposto che più v’entra di strepitoso cresce il principe di gloria, vuol che in gran parte sien tratte per terra a Roma le galee, in cui s’era messo in Oceano. Scrisse anco a’ deputati, col maggior risparmio il trionfo preparassero, ma il più lauto che mài; aver esso dritto su’ beni d’ognuno; l’erario del principe dover serbarsi pei nuovi casi e per la gloria dello stato.

XL. Sua collera dava sempre in barbarie. A veder le legioni, che assediato già aveano Germanico il padre, e sè infante, andò in furore; e a nefanda atrocità determinatosi, tutte a morte destinò. Ma dagli stessi stigatori di crudeltà rattenuto, a non far una vendetta pel valor di tanti e sì prodi difficile, e pe’ Barbari fatale, che d’ogni lato sboccherebbon contro; non si potò che non s’ostinasse a decimarli. Chiamatili dunque ad aringa inermi, e nudi anco di spada, serrali in mezzo all’armata cavalleria; ma vi-