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SUPPLIMENTO AL LIBRO OTTAVO 325


XXI. Domizio d’eloquenza modello, non di costumi, della nuova dignità fe’ saggio col far degradare i consoli, perchè niente circa il natal del principe decretato aveano, e celebrato con solenni ferie l’Aziaca vittoria. Colla più fina malignità per tal solennità incolpavali Caio di mal animo contro Antonio, di sua famiglia, pome dicea, capo: ma del pari ad Augusto avversi, li giudicava se ometteanla. Frego, all’un de’ consoli si grave, che si cavò di vita. Colla stessa volubilità, in senato di nuovo trasferì gli squittini, al popolo, come fu detto, ridonati. Per tema anco di turbolenze in Affrica, la provincia partì in due; l’Affrica al proconsole, le truppe e la Numidia al Legato.

XXII. Mentre con processi e leggerezze così Caio se la passa, dell’estere ricchezze affamato, munta già Italia, le Gallie e Spagna adocchia, e là s’avvia sotto velo della germanica spedizione. In fretta in fretta, ma immenso, si fe’ di guerra apparato. In piè legioni, aiuti d’ogni parte, rigorosissime leve, munizioni d’ogni genere appaltate, con gran mandrie d’istrioni, gladiatori, landre, e simil corte da lusso. Ei messosi in cammino, militar ordine non servando, or iva sì ratto e fugalo, che le pretorie coorti por doveano su i giumenti, contro costuma, le bandiere, per tenerli dietro; or sì lento e agiato, ch’era tratto in lettiga a otto, e dalla plebe delle vicine città spazzar faceasi le strade, e innaffiarle per la polvere.

XXIII. A guerra ito, come a giuoco, tira dritto all’alta Germania, cui, a Lentulo Getulico surrogato avea Servio Galba, di buon uffiziale, cattivo poi imperadore. Per importuna severità, indi con più turpe ignavia, la letizia storpiò di suo venire;