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324 DEGLI ANNALI

sua confessione insospettito, della tetrarchia, e di tutto il suo lo spoglia, e ’l rilega a Lione; dando ad Agrippa, dell’antica amistà, e della nuova grazia guiderdone, dell’esule la dignità e le ricchezze. Saputo poi che Erodiade gli è sorella; le rilasciò il suo valsente. Ma alla reale, di suo scorno, intollerante, protestò, che nella prospera come nell’avversa fortuna il marito accompagnerebbe: e col bell’atto ai femminili vizj fe’ compenso, ma perdè libertà.

XIX. A Caio intanto la nuova materia d’accuse, a’ principi sempre di disonore, spesso fu sterile. I bei talenti astiando, nè i morti scrittori solo, a vincer facili, calunniar oso; vivi a morte odiava; e a due sovra tutti la giurò assai valenti, in rettorica l’uno, l’altro in filosofia, e’n oratoria arte: quegli di fama, questi di virtù, avido. Amico Seneca per un’orazione più del dovere ingegnosa, presente l’invido Caio recitata, dannato a morte, preservarono modestia, malsania, minor invidia. Questa subissava Domizio Africano, se, da lungo esercizio, addestrato non era a grand’arti.

XX. Or Caio stesso in senato colpandolo, che la cugina accusasse d’Agrippina, e a lui rinfacciasse giovinezza a’ consolati acpi-ba, presa un’aria di stupore e ammirazione, tutta per capi riassume la lunga orazione, la loda a cielo, e intimatogli che risponda, duolsi, contorcesi, prostrasi al principe, dandosi vinto dall’insuperabil forza non dell’imperadore, ma dell’orator Caio. Questi, per vanità pieghevole, non pur il supplice assolve, ma ’l nomina al consolato; non so se da invidia o da clemenza più ridicolo.