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318 | DEGLI ANNALI |
consoli, pretori, a ricchi tutti, vogliano o no, a sì eccessivo prezzo, ch’alcuno a comprar astretto, e fallito, si segò le vene. Usava anco soperchierie; come quando occhiato Aponio Saturnino, che dormicchiava tra’ sedili, al banditor fe’ cenno a non preterir quel pretorio, che col tanto piegar del capo diceagli di sì: nè fu finito l’incanto, che aggiudicati gli furono, a pena desto e ignaro di tutto, tredici gladiatori per nove milioni di sesterzj. Non basta; gladiatori, cavalli, cocchieri venduti avvelenava, per farne comprar nuovi.
IV. Quest’altro pazzo lusso con lodi, premure, premj, fomentò; che alla fazion Prassina addetto, in sua stalla assiduo cenava: e al cocchiere Entico in una gozzoviglia diè mancia due milioni di sesterzj e, come sfrenata voglia non ha modo, con civili onori un suo cavallo, detto Incitato, nobilito. Oltre stalla di marmo, greppia d’avorio, gualdrappe di porpora, collana di gemme, diegli casa, servitù, arredi, a più lauto trattamento fare agl’invitati in colui nome. Volealo talor a cena, servendolo d’orzo dorato, e dandogli a ber vino in nappi d’oro; giurava in suo nome e salute: e destinavalo console, a somma infamia del principe, maggior de’ piaggiatori.
V. Pur lieve ciò era, nè facea che ridicoli, e rovinati pochi; ma dal buon effetto adescato, a’ beni di tutti agognando, uomini, donne, tutti alla rinfusa i ricchi, tolse di mira. E fu peggior del male il rimedio, chè per temenza chiamato di qua e di là erede dagli ignoti tra’ familiari, da’ genitori tra’ figli, non so se più terribile o feroce, baioni dicea quei ch’al testamento sopravviveano, e a molti mandò