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LIBRO OTTAVO

SOMMARIO

I. Mutuo odio di Caio e del popolo romano. — II. Deluso Caio della speme di far l'oro, cerca arricchirsi per via di delitti. — IV. Sua prodigalità e follia in onorar un cavallo. — Le fortune di tutti in rovina. Atroci invettive contro il senato. — VIII. Coll’adularlo, dall’imminente rovina i Padri si schermiscono. — IX. Suoi capricci: Ponte a Pozzuoli: trionfo sul mare. — XV. Qui Caio maggior di Serse, Alessandro emula in micidial ebbrezza. — XVI. Non più di ricchezze, di vite si va in caccia. — XVII. Erode tetrarca di Galilea, e la moglie Erodiade, per desio di regno, vanno a rovinarsi. — XIX. Gli uomini di talento anche essi in guai, e però rei Seneca e Domizio Africano. — XXI. Gli squittini dal campo di nuovo al senato. Africa in multa. — XXII. Caio mal concia l’Italia, volgasi a Gallia e a Spagna, sotto pretesto della germanica spedizione. — XXIII. Vana mostra di guerra, e vergognoso timore. — XXV. Falsa vittoria, ma in Roma e nelle province celebrata. — XXVII. Congiure contro Caio; onde Lentulo Getulico ed Emilio Lepido morti, Giulia e Agrippina esiliate. XXIX. Caio entra console solo a Lione. — XXXI. Fa ivi de’ giuochi letterari. — XXXII.