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LIBRO PRIMO 25


XXI. Per lo costoro ritorno, la sedizion rifiorisce e sbaragliati saccheggiano que’ contorni. Bleso ubbidito per ancora da’ capitani e da’ migliori soldati, a terrore degli altri, alcuni più di preda carichi, ne frusta, e incarcera. Fannosi strascinare, abbracciano le ginocchia de’ circostanti, chiamanli per nome, gridano: „Io sono il tale, della centuria, coorte, legione cotale; sarà fatto così a voi„: dicono ogni brobbio al Legato, invocano il cielo, gl’Iddii, ogni cosa fanno per muovere odio, misericordia, ira e paura. Accorron tutti; spezzano le prigioni, scatenano, e tra loro mescolano i truffatori, i sentenziati a morte.

XXII. Il che raccese la rabbia, e fece scoprire molti capi. Un certo Vibuleno, soldato di dozzina, dinanzi al tribunal di Bleso, salito sopra le spalle d’alcuni, fece gente correre, e disse: „Ben’aggiate voi, che venduto avete la vita a questi cattivelli innocenti; ma chi la rende al fratel mio? il fratel mio chi lo rende a me? che’l vi mandava l’esercito di Germania per li comuni comodi, e costui l’ha fatto scannare dalli scherani suoi, che per far morire

    convento in su ’l Visurgo, oggi Vesero, in Germania, e da papa Lione messo nella libreria de’ Medici, scritto da mano non troppo accurata, dice, intus operis. Onde il sig. Curzio Picchena, secretario, ottimo tacitista, trae una ingegnosa correzione, vetus operis ( notata poi dal Lipsio in curis secundis) locuzione propria di questo autore, come Vetus regnandi, scientiae, ceremoniarum, e altre, perchè molto più agevolmente quel copiatore avrà errato a scrivere intus per vetus; che per invictus. A me pare avere espresso in virtù l’uno e l'altro vocabolo; perchè vetus operis vuol dir pratico, anticato, usato „Ingegno usato alle quistion profonde„: e invictus, che mai non si vedea stracco.