Pagina:Tacito - Opere storiche, 1822, vol. 1.djvu/319

312 DEGLI ANNALI

menia Minore; a Rimetalce la Tracia intera, tra lui e Cotys pria divisa; a Polemone il paterno regno.

XXXVII. Permise anco ad Agrippa, tutto suo, di visitare il regno l’anno prima accordatogli, con promessa di rendersi, tosto finite sue bisogne a Roma. Da Pozzuolo a seconda dell’Etesie passò questi ad Alessandria, gentilmente accolto da Fiacco Avillio govemador d’Egitto; che poi, per invidia alla dignità, per odio a’ Giudei, l’insolente plebaglia portata a beffar gli strani, se non istigò, certo non ripresse. A tal ella venne, che per onta al re, un tal marzocco, di nome Caraba, mise su in real abito e treno, e gli fe’, qual a signore, omaggio.

XXXVIII. L’atroce insulto, a privati, non che a re, intollerabile, ebbe per giunta l’empietà contro i Giudei d’Alessandria commesse. Trattavasi di Sinagoga profanata, di case a saccomanno, di rapina universale: e capi della nazione frustati, e molto popolo ucciso o arso; e ostacol messo da Fiacco a ragguagliar il principe degli onori dalla nazione in corpo decretatili; ogni crudeltà in fine, onde gente in nulla rea, a’ Cesari fedele, perisse. Agrippa dal suo oltraggio, da’ disastri de’ suol inacerbito, ne riferì a Gaio.

XXXIX. Non atteso, al solito, il fin del governo, manda ratto il principe. Basso, con una coorte a prender Fiacco, e menarlo a Roma. Il centurione varcato il Faro entra alla sorda in Alessandria, e sorprende Fiacco che in niun sospetto è a pranzo; con istupor di tutti, e gioia tanto maggior de’ Giudei, che il castigo pe’ delitti cadea in dì festivo da loro omesso, per cattivaggio de’ capi. Dopo burrasca, per sentir tutto di suo disastro il peso, trovò in