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SUPPLIMENTO AL LIBRO SETTIMO | 311 |
alla megalense, con banchetto del senato e de’ cavalieri.
XXXIV. In Roma, e per le province prese piede l’onor di Drusilla: nè arrossì Livio Geminio senatore di giurar fermo, in senato averla veduta ir in cielo; adulazione derisa qual farnetico, pur d’un milione di sesterzj premiata; del principe a pari obbrobrio e del senatore. Quel ch’è senza esempio, fu tal culto fatale; che se con gioia alcun l’adorava, uccideasi come lieto di sua morte: se con dolore, uccideasi qual poco al nume devoto; nè si escia tra le due.
XXXV. In sì furiosa incostanza saldo pur in libidini, di subito amore a Lollia Paolina arse. Dell’avita ricchezza non men che di sua beltà goloso; di provincia la richiamò, ov’era, di Mèmmio Regolo consolare, generai dell’armi, allor moglie: e da lui a sè condotta, la sposò, a cederla, come padre la figlia, obbligandolo. Con singolar nesto di rapine, la nuzial solenne pompa le dovizie spiegò del romano impero e d’Oriente. Il prodigo principe i tesori ostentava accolti sovra uccisi e proscritti; carca ella splendea di smeraldi, margarite e altre spoglie delle province, e regali de’ re d’Oriente, dell’avo, M. Lollio mal acquisto.
XXXVI. I maluriosi imenei scena seguì degna dell’antica Roma, e’ d’età migliore. Caio, più agli esteri ch’a’ domestici affari inteso, diè popoli e regni in tutto il decoro della prisca maestà. Poichè assiso nel seggio curule trai consoli in fòro, di veli a seta, secondo alcuni, tramezzato l’Iturea con decreto di senato a’ Soemo assegnò: a Cotys l’Ar-