Pagina:Tacito - Opere storiche, 1822, vol. 1.djvu/311

304 DEGLI ANNALI

fiutata una memoria sulla sua salvezza: „Nulla disse, io feci da meritar odio, nè ho orecchio per delatori.„

XV. Da religione anco ebbe loda. A’ 30 agosto dedicò egli in trionfal abito il tempio ad Augusto da Tiberio eretto, inno cantando i più nobili donzelli e donzelle; e a far più celebrata la sacra funzione, al senato, agli equestri, a lor mogli e figliuoli corte bandita, e mancia di trecento sesterzj diè al popolo; la pubblica allegria con ogni genere di musica, e con giuochi, avvivando.

XVI. Più lieti spettacoli seguiro nel natal del principe la dimane. Uscì egli in muta a sei, pompa non più praticata; nulla per altro obliando onde far fede di sua riserva e popolarità, nè pur diè il segno a’ ludi, semplice spettatore tra le sorelle e socj augustali: tutto vietato che scemar l’allegria, permesso quanto accrescerla potea. Pugnaro oltra l’uso i cavalli: fu d’intermezzo il torneo di Troia, e tanta caccia, che quattrocento orsi e altrettante fiere di Libia vi restaro.

XVII. Roma, di spettacoli ingorda, fastosa dell’idea del rinato primo splendore, le concepite spemi di Germanico e di sua casa ricordò qui, le decantò sorpassate. Me’ che sapea ognuno, pubblici e privati onori inventava. Tra’ pubblici decretossi aureo scudo da portarsi ogn’anno in Campidoglio pel collegio de’ sacerdoti, seguito dal senato, cantando in musica nobili donzelli e donzelle, inno delle virtù del principe: con decreto che il dì che prese l’impero intitolassesi: Feste di Pale, come dir, nuova fondazion di Roma.

XVIII. Fine al consolato non alla letizia fero i