Pagina:Tacito - Opere storiche, 1822, vol. 1.djvu/309

302 DEGLI ANNALI

il cavallo a chi avea taccia o pecca; se questa era minore, taceasene il nome nella rassegna.

X. Sodisfatta, in tai castighi la plebe pel discredito del vizio e la dignità de’ rei, lo fu di più per la liberalità, onde pagò di Tiberio i lasci, se ben nulli per l’abolito testamento, dando al popolo quarantacinque milioni, ai pretoriani mille nummi a testa, cinquecento all’urbane coorti e a’ vigili, trecento a’ legionari e agli altri del molo fuor d’Italia, o dei presidi in piazze minori; aggiugnendo del suo mille sesterzi per pretoriano e sessanta danari al popolo, già promessi al vestir la toga virile, e per tema di Tiberio sospesi, coll’usura perciò di quindici danari a testa. Con pari fede e senza cavillo pagò i legati di Livia Augusta, da Tiberio soppressi; stravagante vizio in entrambi al pari biasimevole; in uno di tarda, nell’altro d’affrettata prodigalità.

XI. A parte furo della gioia i re esteri. Agrippa sul finir di Tiberio da Caio la corona implorando, e però in ritorte, riebbe libertà; e a terger dell’ingiuria la macchia, e in premio insieme dell’amistà, regalato d’una catena d’oro d’ugual peso della ferrea, e dichiarato re, le tetrarchie ebbe di Filippi e di Lisania. Ad Antioco fu resa Commagene, per morte del padre fatta di dritto del pretore; aggiunta al regno, la maremma di Cilicia, e risarcito di cento milioni di sesterzi.

XII. La lieta fama del nuovo governo, aggrandita per le province, udì Artabano, fiero per Tiridate scacciato, pel ricovrato regno: e co’ maneggi di Vitellio, più per odio a Tiberio che per affetto a Caio, senz’altra ostilità, passato l’Eufrate tratta di pace; e a più obbligar l’interposta fede, all’aquile romane e