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LIBRO SESTO 281

ricolo Lentulo Getulico, di cui era stato luogotenente d’una legione, rapportando, che egli sì aveva destinato genero un figliuolo di Seiano. Getulico allora governava l’esercito della Germania di sopra, dal quale era per somma clemenza e discreta severità adorato; e all’altro vicino esercito, retto da L. Àpronio suo suocero, non poco grato. Onde ardì scrivere a Tiberio (così fu ferma fama): „Che non aveva cercato il parentado con Seiano di proprio consiglio, ma di Tiberio: l’uno come l’altro s’era ingannato; nè doveva Tiberio del comune errore andar franco, e gli altri in perdizione. La sua fede era intera; e manterrebbela se non gli fossero tese insidie; mandargli lo scambio, vorrebbe dire il comandamento dell’anima; però capitolassero, come per lega, ch’egli si stesse nel suo governo1; d’ogni altra cosa Tiberio fosse signore.„ Questo fu grande ardimento, ma l’avverò l’esser costui solo, tra tutti i parenti di Seiano, rimasto salvo, e in molta grazia perchè Tiberio si conosceva da tutti odiato, decrepito, e più con la riputazione che con le forze attenersi.

XXXI. L’anno che furon consoli C. Cestio e M. Servilio, vennero a Roma nobili Parti, senza saputa del re Àrtabano. Costui, di fedel che era a

  1. I grandi di Francia a’ tempi nostri impararono forse di qui a tenere i governi per lo re, contro alla voglia del re, e non volere scambio. Epaminonda vedendosi la vittoria in pugno, non ubbidì a suoi Tebani di consegnar l’esercito allo scambio mandatoli; e combattè e vinse; nondimeno il magistrato lo dannò alla morte. Egli disse che moriva volentieri, si veramente che nel suo sepolcro si scrivesse: Qui giace Epaminonda, che per avere sì fatto che la sua patria po-