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280 | DEGLI ANNALI |
le veni; e Passea sua moglie altresì. Sì pronto era l'ammazzarsi1 per fuggire manigoldo: e perchè i dannati eran gittati a’ fossi, e pubblicati lor beni; ma dei morti, prima che giudicali, valevano i testamenti, e seppellivansi i corpi, pregio della morte affrettata. Cesare scrisse al senato: Aver proibito a Labeone il capitargli a casa, e solo inteso disdirgli l’amicizia all’usanza antica; ma egli frugato dalla coscienza dell’assassinata provincia, e altre colpe aveva voluto ricoprire col concitargli quest’odio: e spaventato a sproposito la moglie, che quantunque colpevole non portava pericolo. Fu accusato di nuovo Mamerco Scauro, nobile, grande avvocato ma vizioso: rovinollo non l’amicizia di Seiano, ma l’odio non meno pestifero di Macrone, che usava le medesime arti, ma più coperto: e mostrò il soggetto d’una tragedia di Scauro, i cui versi s’adattavano a Tiberio. Ma Servilio e Cornelio l’accusarono d’adulterio con Livia, e negromanzia. Scauro, da vero Emilio, non aspettò la sentenza: e Sessizia sua moglie, gli fu al morire consigliera e compagna.
XXX. Punivansi ancora talvolta le spie2. Servilio e Cornelio, infami per questa rovina di Scauro, avendo, per moneta presa da Vario Ligure, abbandonato l’accusa, ne furono confinati in isole, privati d’acqua e fuoco; e dannato e cacciato di Roma Abudio Rusone, stato edile, per aver messo in pe-
- ↑ Perchè, oltre alle ragioni qui dette, fuggivano i tòrmenti; e Tiberio l’avea caro per non parer quel desso che ammazzasse tutti i grandi; e le giustizie faceva fare al senato ed ei le grazie.
- ↑ I Locresi nel luogo del giudizio tenevano sopra il capo della spia un capestro; e non provando, l’adoperavano in lei.