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SUPPLIMENTO AL LIBRO QUINTO 245

golava, caso fosse o arte, miserò più in frugnolo i Padri; che dal suo favore, e da’ dispacci di Cesare, mossi, consigliano d’un capo d’opera d’adulazione. Parve sommo onore, ma breve, il consolato, e però ben fatto prorogarlo: e vinse, che Cesare e Seiano per cinque anni il continuassero, e al lor entrare in Roma escisse incontro il senato. Non avvezzo ad onori, nè vedendo periglio a salir di volo, abbaglia Seiano la lunga dignità col vecchio principe, e spera già toccar il cielo.

XXVIII. Ma letto Cesare il decreto. „Gatta ci cova,1„ disse tra sè; pure a non fomentar l’ambizione o la facilità, e a non irritar con ripulsa, rispose, „In tanta copia d’ottimi senatori, nell’auge dell’impero, provvidero da saggi i maggiori a non far pur d’un anno il consolato; prolungandosi a cinque, mancherebbe a’ gran soggetti di virtù il premio, alle province i capi; è a decretare, non quel ch’è più onore a me, al mio Seiano; l’onor della repubblica è sovra ad ambi.„ Finì qui di salir Seiano a prezzo di tanti delitti; dà giù omai, da perir con rovina pari all’altezza.

XXIX. A’ 9 maggio furon sostituiti consoli Cornelio Sulla e Sestidio Catullino. Seiano uscito pur di dignità, pari al principe di potere, fe’ di tutto per ire a Capri, a più certo cattivarsi con ossequi

  1. Propostomi per ogni buona ragione d’imitare il meglio che potessi in questa mia traduzione il Davanzati, m’è piaciuto a tal intento usare, ove che cada in acconcio, alcuni modi di dire, come proverbiali, ch’han molta forza, e dei quali fa molto uso il Davanzati stesso, ec. il popolo o asso o sei. La rabbia rimase tra’ cani.