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LIBRO QUINTO | 241 |
nerali il nome, pegno e premio della parentela. Non fu mai sì alla meta Seiano, ma più in alto, più in pendio, sforzarvisi potè, non toccarla. Come in altro non si scoprì meglio Tiberio per la fina volpe ch’era, nè esempio han gli annali più sonoro e memorando; porrò a sporlo più cura.
XVIII. Tiberio invecchiando, e invasato in libidine, pur attento allo stato, i vizj stessi servir facea di velo a’ suoi disegni, e a sicurarsi il trono. In vista scioperato, lasciava far a Seiano, ma più che mai oculato a spiarlo a fondo; volendol sozio al governo, temendolo rivale. A sue ombre diè corpo l’affinità di Getulico, e più, le premure d’Asinio: e con arte sopraffina la stessa cagion di timore gli valse alla tanto meditata ruina d’Asinio; ma sì, che più fedele, se l’era, ne tornasse Seiano: se fellone, se ne tardasse l’effetto.
XIX. Risoluto dunque Asinio di colmar di nuovi onori Seiano, e di consenso de’ Padri ito in campagna per oracolo a Cesare, venne spaccio del principe a Roma che Asinio accusa di turbolento, di berton d’Agrippina, che del suo Siriaco non pago, torli volea l’amico in Seiano: sia però tosto in ferri, e sotto guardia de’ consoli o de’ pretori, consolo il principe. Certi i Padri ch’è delitto con Cesare l’indugio, mandan ratto il pretore a catturar Asinio.
XX. Egli in niun sospetto, e dal principe ben ac-
nel I. lib. di questi Annali, leggesi, in suum cognumentum adscisci imperatores. Davanzati traduce: gl’imperadori cognominarsi da loro; sono soldati dell’esercito che parlano. Così pe’ gloriosi fatti d’arme in Germania Nerone Claudio Druso fu detto Germanico, titolo ereditario nella famiglia che prese anco Tiberio. Così altri di mano in mano.
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