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234 DEGLI ANNALI

comuni. Tenne la casa con santi costumi antichi. Fu piacevole, più che non lodavano le donne antiche; moglie agevole, superba madre, alle voglie del marito, con la simulazione del figliuolo, accomodatasi. L’esequie furon piccole; il testamento tardi osservato. C. Cesare suo’ bisnipote, che succede imperadore, la lodò in ringhiera.

II. Tiberio non ne lasciò pur uno de’ suoi piaceri; e per lettera si scusò co’ Padri che non era venuto all’onoranze di sua madre per li molti negozj: e delli tanti onori che le davano, ne ammesse pochi, quasi per modestia, avvertendo essersi vietato ella onori celesti1. Riprese in un capitolo della lettera questi tanto donnai; piccando Fufìo consolo, stato tutto d’Augusta, grazioso alle donne, malalingua, e usato ridersi di Tiberio con motti amari, che i principi li tengono a mente.

III. Quindi il governo fu più violento e crudele, perchè, vivente Augusta, v’era dove ricorrere, avendola Tiberio sempre osservata: nè Seiano ardiva entrarle innanzi; ora quasi sguinzagliati, corsero a mandare al senato una mala lettera di Tiberio con-

  1. Il contrario fece Caligola (Dione 58) nella morte di Drusilla sua sorella e concubina: esequie ampissime, alla catasta torneare, nobibssimi fanciulli il caso di Troia rappresentare. Tutte l’onoranze di Livia: fosse tenuta immortale, fattole tempio, statua d’oro, sagrificj e l’altre divinità; e si chiamasse Ogn’Iddia. Livio Gemino giurò per vita sua e dei suoi figliuoli d’averla veduta salire in cielo, e praticare con gli altri Iddii: i quali, e lei stessa ne chiamò per testimoni. Per lo qual giuramento ebbe in dono 25 mila fiorini. Vitellio col medesimo Caligola non ebbe sì buone lettere, come dice la postilla del §. XXII del sesto libro.