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210 DEGLI ANNALI

fatto cittadino di Marsiglia, potesse come sua patria lasciarla reda; sì come Pubblio Rutilio, alsì bandito per legge, ricevuto da Smirna, lei lasciò.

XLIV. Morirono in quest’anno due chiari cittadini, Gn. Lentulo, per la ben tollerata povertà, e poscia lealmente fatta, e parcamente usata ricchezza, oltre al consolato e le trionfali acquistate de’ Getuli; e L. Domizio, per lo padre, nelle guerre civili potente in mare, accostato poi ad Antonio, indi a Cesare. L’avolo morì per li ottimati in Farsaglia; egli fu eletto a marito d’Antonia minore, nata d’Ottavia; poscia con esercito passò l’Albi, e più entro di tutti penetrò la Germania, e n’ebbe le trionfali. Morì ancora L. Antonio di gran chiarezza di sangue, ma sventurata; perchè Augusto punì di morte Giulio Antonio suo padre, adultero di Giulia, e lui, nipote d’Ottavia, mandò giovanetto in Marsiglia, ove sott’ombra di studio, stesse in esilio. Il senato nondimeno gli decretò esequie, e l’ossa ripose tra gli Ottavj.

XLV. In questo anno nella Spagna di qua seguì cosa atroce. Un villano da Termeste uscì addosso per cammino a L. Pisone governatore, che per la pace non si guardava, e diegli ferita mortale. Spronò al bosco, ove lasciato il cavallo, per macchie e burroni, uscì d’occhio a’ perseguenti. Poco gli valse, perchè il cavallo fu ripigliato, e fatto per quei villaggi riconoscere essere il suo, fu preso1, e collato terribilmente per dire i consapevoli. Con voce alta disse in sua lingua: Che e’ perdevano il tempo; fus-

  1. Quasi per simil modo s’aggirò quel Poltrot che ammazzò il Duca di Guisa.