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DEGLI ANNALI | 176 |
la provincia; ma come in principio di guerra, provveduti i luoghi forti, con cavalleggieri e pratichi in quei deserti dava la caccia a Tacfarinata, che or qua, or là s’attendeva. Finalmente ebbe prigione il fratello, e tornossene, prima che a’ nostri confederati non bisognava, lasciandovi chi rifar guerra. Ma Tiberio tenendola per finita, anche volle che le legioni gridassero Bleso imperadore; onore antico, che l’esercito faceva al generale comandatole per qualche fatto egregio nell’impeto dell’allegrezza: e più imperadori in un tempo, erano privati, come gli altri. Augusto concedette questo titolo a pochi; e allora Tiberio a Bleso per l’ultimo1.
LXXV. In quell'anno morirono due grandi: Asinio Salonino, nipote M. Agrippa e d’Asinio Pollione, fratello di Druso, destinato marito d’una nipote di Cesare: e Ateio Capitone, lo primo giurista di Roma, come dissi; Sullano avol suo fu centurione, il padre, pretore. Augusto il fece tosto consolo, per farlo per tal dignità sovrastare a Labeone Antistio non meno eccellente; avendo prodotto quella età questi due lumi della pace. Ma Labeone fu schietto e libero2, e perciò più celebrato: Capitone, cortigiano, e piaceva più a’ padroni. Quegli, che non
- ↑ Dottamente considera il Lipsio, e punta così Blaeso postrenum Obiere eo anno; e che dopo Bleso niuno più conseguisse titolo d’imperadore d’eserciti; forse non piaciuto alli seguenti imperadori di Roma.
- ↑ Non voleva che Augusto nè Tiberio si pigliassero più autorità di quella che gli davano le parole della legge Regia, fatta quando Augusto si prese il tutto; e spesse volle n’ebbe con loro di gran quistioni onde era tenuto pazzo, come mostra Orazio: Labeone insanior inter sanos dicatur.