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10 DEGLI ANNALI


VI. La prima opera1 del nuovo principato fu l'uccidere Agrippa Postumo, cui sprovveduto e senza arme, il centurione, pur coraggioso, appena finì. Tiberio in senato non ne fiatò. Fingeva che il padre al tribuno, sua guardia, comandato avesse che subito l’ammazzasse. È vero che Augusto nel farlo a’ Padri confinare, disse de’ modi del giovine sconce cose; ma di far morire alcuno de’ suoi non gli patì mai l'animo, nè da credere è che lo nipote uccidesse per lo figliastro assicurare, ma che Tiberio per paura, e Livia per odio di matrigna, la morte di sì sospetto e noioso giovane2 affrettassero. Al centurione, venuto a dirgli, secondo il costume, aver fatto quanto comandò, rispose: „Ciò non fec’io; renderaine pur ragione al senato.„ Inteso ciò Crispo Sallustio, che sapeva i segreti, e ne aveva mandato al tribuno il biglietto3, temendo d’esamina pericolosa non meno4 a dir vero che falso, avvertì Livia, non si

  1. Tratto da Sallustio, imitato molto da Tacito, Iugurtha imprimis Adherbalem excruciatum necat.
  2. Nel primo delle Storie dice questo autore, Suspectum semper invisumque dominantibus qui proximus destinaretur. E nel quarto, che Munazio ammazzò il figliuolo di Vitellio per ispegner semenza di guerre. Il nuovo Turco ammazza i fratelli a prima giunta.
  3. Usano i tiranni (dice nel terzo Erodiano), quando voglion far morire uno senza processo, darne commissione per polizza a un tribuno, che la possa mostrare: con questa Saturnino chiarì la congiura di Plauziano; e Pisone voleva mostrare in senato la commission datagli da Tiberio d’avvelenar Germanico, come si dice nel terzo. Oggi sì fatte commissioni non si metterebbono in carta.
  4. Il vero svergognava Tiberio; il falso ingannava il senato. A simil cattivo partito (scrive Plinio Secondo a Voco-