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150 | DEGLI ANNALI |
per lo pubblico l’aveva per sè osservato: e quaranta volte, che egli era andato fuori alla guerra, tenuto in Italia la donna sua, pacifica, e madre di sei figliuoli. „Non a caso già essere stato vietato lo ’mpanio delle donne per li paesi amici o stranieri; perchè arreca nella pace spesa e nella guerra paura: o nel marciare assembra il romano campo al barbaro. Essere le donne di briga, fieboli alle fatiche; e se tu le lasci fare, crudeli, ambiziose, comandatrici: mettersi in fila tra’ soldati; fare le maestresse co’ centurioni. Aver fatto una donna pur testè le compagnie addestrare, le legioni torneare. Trovarsi ne’ sindacati delle sei malefatte, le cinque venire dalle mogli. I peggiori delle province far capo ad esse: esse pigliare, esse finire i negozi: due personaggi corteggiarsi; a due ragion chiedersi. A’ superbi e perfidi comandari donneschi essere state già dalle leggi Oppie, o altre, legate le mani; ora che sciolte l’hanno, regger le case, i tribunali e gli eserciti oggimai„.
XXXIV. A pochi piacque questo parlare: e molti lo interrompevano, dicendo, che la cosa non era stata proposta; nè Cecina di tanto negozio degno riformatore. A cui Valerio Messalino, ritraente dalla facondia di Messala suo padre, rispose; „Molte durezze degli antichi sono ammollite e migliorate; perchè non avendo noi più Roma da guerre assediata, nè province nimiche, possiamo far delle spese proprie per le donne, che non gravano le case de’ mariti, non che i vassalli; l’altre cose opposte esser comuni col marito, e non da sollevare. Al combattere si vuol bene uscire spedito, ma nel ritorno dalle fatiche, qual conforto più onesto che la moglie? Alcune sono state ambiziose e avare, sì; ma gli stessi