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LIBRO TERZO 135

e bilanciato parlare1: „Pisone fu Legato e amico, di mio padre: d’ordine vostro il diedi per aiuto a Germanico, a reggere l’Oriente. Se quivi egli ha col disubbidire o contendere, inasprito il giovane, e della sua morte s’è rallegrato, o pur l’ha fatto reamente morire, or si dee senz’animosità giudicare. Quando egli sia uscito di ubbidienza di Legato al suo imperadore, rallegratosi della morte di lui e del pianto mio, io lo disamerò, e sbandirò di mia casa, e gastigherò la privata inimicizia mia, e non da principe2 con la forza. Ma trovandoci, peccato capitale in qualsivoglia, date a’ figliuoli, e, a noi padre e avola di Germanico, giusto conforto. Chiaritevi ancora se Pisone ha l’esercito sollevato e turbato; guadagnatosi con arte i soldati, ritentata la provincia con l’arme; o se pure queste son falsitadi sparse, e aggrandite dagli accusatori per troppo affetto, del quale io ho da dolermi. Che indegnità fu quella, spogliare ignudo quel corpo, farlo dagli occhi del popolo quasi malmenare, empiere il mondo ch’ei sia stato avvelenato, se ancora non si sa, e si cerca? Io piango il figliuol mio, e piangerollo sempre mai; non perciò al reo vieto il produrre ogni provanza di sua innocenza, o torto da Germanico ricevuto; e voi prego che il mio dolore non vi faccia pigliar le querele date per provate. Se parenti o confidenti ci ha per difenderlo, con tutta l’eloquenza e diligenza aiutatelo, e al sì, per lo con-

  1. Di stupenda prudenza, da notare sommamente.
  2. Leggevasi, novi principis, male; fu racconcio, non principis, non male; ora veggo, non vi principis benissimo, e correggomi, Non da principe con la forza.