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LIBRO SECONDO 105

della madre non ne rispose al consolo; ma l’altra tornata pregò il senato da parte di lei ancora: Che di parole dette contra lei, niuno fusse reo. Assolvella adunque del caso di stato; e per lo adulterio, persuase i suoi che bastasse la pena antica del discostarla da loro dugento miglia. Manlio lo bertone, fu cacciato d’Italia, e d’Affrica.

LI. Nel rifare il pretore per la morte di Vipsanio Gallo v’ebbe contesa. Germanico, Druso (che erano, ancora in Roma) volevano Aterio Agrippa parente di Germanico: pontavano i più per lo più carico di figliuoli, secondo la legge1. Tiberio aveva piacere che il senato disputasse chi poteva più, i suoi figliuoli o le leggi. La legge (chi noi si sapea?) fu vinta; ma tardi, e a randa: a uso di quando elle valevano.

LII. Quest’anno nacque guerra in Affrica con Tacfarinata. Costui fu di Numidia: militò in campo romano tra gli aiuti; truffò; si fece capo di malandrini2: ordinolli sotto insegne, bande e buona milizia: e finalmente di capo di scherani, duca dei Musulani divenne gente forte, confine a’ diserti, ancor niente incivilita. Pece lega co’ vicini Mori, e loro duca Mazippa, con patto che Tacfarinata in campo il fior de’ soldati armati alla romana ammaestrasse; e Mazippa con gente leggiera mettesse a ferro e fuoco, e in terrore il paese; e trassero dalla loro i

  1. Papia Poppea, che dava i magistrati prima a chi era più carico dì figliuoli. Dione 56.
  2. Chi è capo di malandrini, già non fa altro che vagos, et latrociniis suetos ad praedam et raptus congregare. Le due parole fiorentine comprendono tutte queste, per propria virtù di questa lingua; il dirle sarebbe replicare il detto, però le lascio. Così avviene molte volte, e non è mancamento.