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4 DEGLI ANNALI

zione crescendo non gli guastò1. Le cose di Tiberio, di Caio, di Claudio e di Nerone, furono compilate false, viventi essi, per paura, e di poi per li freschi rancori. Onde io intendo riferire alcuni ultimi fatti d’Augusto; il principato di Tiberio, e altro, senza tenere ira, nè parte, come lontano dalle cagioni2.

II. Posate, morti Bruto e Cassio, tutte l’armi pubbliche; disfatto Pompeo in Sicilia; nè rimaso a parte Giulia, spogliato Lepido e ucciso Antonio, altro capo che Cesare; egli chiamandosi non più triumviro, ma consolo e del tribunato contento, per la plebe difendere, guadagnatosi co’donativi i soldati, col pane il popolo, e ognun col dolce riposo, incominciò pian piano a salire, e gli uffici far del senato, de’magistrati e delle leggi, niuno contrastante; essendo i più feroci morti nelle battaglie, o come ribelli, e gli altri nobili quanto più pronti al servire, più arricchiti e onorati: e per lo nuovo stato cresciuti, meglio amavano il presente sicuro che il passato pericoloso. Nè tale stato dispiaceva a’vassalli, sospettanti dell’imperio del senato e del popolo, per le gare de’potenti, l’avarizia de’magistrati e lo spossato aiuto delle leggi, stravolte da forza, da pratiche, da moneta.

III. Augusto per suoi rinforzi nello stato alzò Clau-

    pugnam ciebat, ab Sabinis Metius Curius, ab Romanis Hostius Hostilius. Vedi Dione nel 51 in fine.

  1. Leggendo detererentur: leggendo deterrerentur, non gli spaventò. Però Orazio, a cui fu commessa la storia d’Augusto, in quello scambio scrisse Ode per poterlo lodare.
  2. Perché Augusto e gli altri quattro erano morti molto prima.