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LIBRO SECONDO 93

calamità evidente. Fu questi nipote di Ortensio l'Oratore. Augusto gli donò venticinquemila fiorini d’oro perch’ei togliesse moglie; avesse figliuoli, e questa chiarissima famiglia non si spegnesse. Venne adunque in senato, che si tenne in Palagio, con quattro figliuoli alla porta; e voltandosi all’immagine, ora d’Ortensio che v’era tra gli altri oratori, ora d’Augusto, quasi per cosa di ben pubblico incominciò: „Padri coscritti, io mi trovo questi figliuoli dell’età e numero che vedete, non di volontà mia, ma del principe; e per avere i maggiori miei meritato succeditori. Io non avendo potuto per li tempi sinistri acquistar danari, non seguito di popolo, non eloquenza, proprio dono di casa nostra, mi contentava di stentare con quel po’ ch’io aveva onestamente senza dar noia a persona; ubbidii all’imperadore, e ammogliami: ecco la stirpe e la progenie di tanti consoli, di tanti dettatori. Nè ciò mi procacci invidia, ma misericordia maggiore. Vivendo tu, o Cesare, darai degli onori a’ bisnipoti di Q. Ortensio, agli allievi d’Augusto; in tanto assicurali dalla fame.„

XXXVIII. La gran volontà del senato di consolarlo, la fece uscire a Tiberio1, e disse: „Se tutti

  1. I principi per esser maggiori degli altri uomini, come non posson esser comandati, così si sdegnano d’esser ammoniti; però mancano di chi dica loro il vero. Perchè chi s’oppone alla loro mente, pare che gli scemi di maggioranza; e per non cadere, s’ostinano nell’errore. Nerone a dispetto di mare e di vento, volle mandar l’armata in campagna, come si dice nel libro quindici di questi Annali. Sappiamo quel che avvenne in Algieri, e a Metz a Carlo Quinto. Dice il pratico al principe, Non far, non fare; e’ fa. Qui nota una gran brevità di nostro parlare (poiché ad altro fine non tende la